I POETI
Pietro Mura
“Fippo operaju ‘e luche soliana e como so oscuru artisanu de versos” scriveva Pietro Mura, uno dei maggiori poeti “in limba” del Novecento.
Nato a Isili il 23 febbraio 1906 da Antonio e Luigia Orrù¹ si trasferirà a Nuoro nel 1924 e nel capoluogo barbaricino trascorse tutta la propria esistenza. Ramaio di professione, frequenta le sole elementari fino alla 4° ma la passione per le letture gli consenti’ di farsi una cultura umanista non comune.
Si sposa a Nuoro, dove apre una bottega artigiana e gestisce una cartoleria. I magri affari lo inducono a partire come volontario in Africa Orientale, dove rimane dal 1936 al 1938.
Dopo la guerra si dedica a intense letture e raduna una ricca biblioteca che raccoglie numerosi classici della letteratura e del pensiero, ma soprattutto opere di poeti contemporanei, italiani e stranieri.
Il suo talento e i temi e i motivi dell Andalusia che ricorrono nei suoi componimenti gli valgono l’appellativo di Garcia Lorca sardo. Dal 1957 inizi a partecipare al Premio Ozieri, dapprima come poeta, poi venne chiamato a far parte della giuria. Mori’ il 16 agosto 1966.
AL “Premio Ozieri” ottiene i più¹ ambiti riconoscimenti e viene invitato a far parte della giuria.
La poesia “Fippo operaiu ‘e luche soliana”, è considerata il manifesto della nuova poesia in lingua sarda.
Numerosi musicisti hanno attinto a piene mani ai testi delle sue poesie per alcuni dei loro migliori brani. E’ sufficiente ricordare Piero Marras, il noto cantautore, Tonino Puddu, Alessandro Catte, Gianni Garau, Yvano Argiolas e altri.
Poeta alto e lirico come mirabilmente scrisse Gonario Pinna: «Pietro Mura ha cantato con sensibilità squisitamente moderna, e perciò con forme nuove e originali, la Sardegna nuragica, di ieri e di oggi, nella sua immobilità storica, nelle sue lacerazioni sanguinose, nel travaglio del suo rinnovamento, nelle sue ricadute penose e nella volontà di superamento e di ascesa; e ha fatto della lingua sarda uno strumento mirabile e aggiornato di espressione poetica, di potenza lirica».
Nino Pucci
Nasce a Isili il 9 settembre del 1944, figlio di Pietro e di Ester Sanna, ultimo di sei figli. Fin dalle Scuole Medie, manifesta un grande amore per i classici della letteratura. Ma al termine della scuola dell’obbligo è costretto a interrompere gli studi per un periodo di circa cinque anni: non vuole gravare troppo sulla magra economia familiare. Ma i parenti, vista la sua grande passione, gli fanno riprendere gli studi all’età di diciotto anni, in coincidenza dell’apertura delle scuole superiori a Isili. Frequenta la ITC, diplomandosi regolarmente, a pieni voti.
Le sue grandi passioni sono la politica e la poesia. Dopo parecchi anni abbandona la politica, ma non la poesia che resta, fino alla fine della sua breve vita, la sua grande passione. Tra i poeti predilige i classici italiani (segnatamente il Foscolo e il leopardi, oltre a Dante), i grandi contemporanei in lingua spagnola come Garcia lorca e Pablo Neruda e i poeti in lingua sarda (con particolare riferimento al compaesano Pietro Mura, a Paolo Mossa e Peppino Mereu). Si autodefinisce poeta de versos poberosa: una professione di modestia caratteristica delle anime belle. Muore prematuramente all’età di 49 anni.
Per capire invece, quanto sianobelli i versi di Nino Pucci, è sufficiente leggere alcune delle sue poesie che il coro Tasis ha fatto musicare dal M° Gianni Garau e che esegue regolarmente durante i concerti. Se poi si vuole avere una conoscenza più profonda del nostro poeta si possono leggere tutte quelle che sono state pubblicate nel 2000 dall’editrice GOLOSTI col titolo Lentores.
Nelle nostre comunita’, spesso, hanno vissuto e vivono dei personaggi che nel tempo sono diventati delle figure morali che, nel comune sentire della nostra gente, rappresentano un qualcosa di importante. In questa riflessione puo’ essere inquadrata la figura di Nino Pucci e forse anche il perche’ dell’affetto che la gente continua a manifestare per lui. Questa e’ una raccolta delle sue poesie che parlano di se, della sua famiglia e dei nostri paesi, orgoglio di un popolo, conoscenza e amore per la propria terra.[Dalla presentazione di Lentores].
Benvenuto Lobina
Nasce a Villanova Tulo l’8 gennaio del 1914. Figlio di Nicola (piccolo commerciante originario di Orroli) e Vincenza Mulas, Lobina passa la propria infanzia nel piccolo centro agro pastorale. Qui frequenta le prime quattro classi della scuola elementare e nel 1925 sostiene da privatista la licenza elementare presso la scuola di un paese vicino. Nel 1932 è assunto dalle Poste di Cagliari ed abbandona il paese in maniera praticamente definitiva.
Consegue, in privato, il diploma di licenza media e nei primi anni Trenta fa conoscenza con alcuni giovani intellettuali cagliaritani, con i quali nel 1933 fonda il Circolo Futurista di Cagliari. Nello stesso anno alcune sue poesie sono pubblicate dalla rivista Futurismo di Mino Somenzi.
Nel 1935 è militare di leva a Sassari, parte volontario per l’Africa dove non sparerà un solo colpo. Trova un impiego civile presso le Poste di Addis Abeba, ma vi rimane pochi mesi.
Tornato a Sassari è dirigente dell’amministrazione delle Poste. Nel 1944 sposa Licia Baldrati, una collega; durante il suo viaggio di nozze a Villanova Tulo, Lobina si riappropria delle sue radici.
Gli anni Cinquanta ne segnano la maturazione poetica, il quotidiano sassarese La Nuova Sardegna pubblica in terza pagina i suoi versi in sardo. Nel 1964 vince il premio di poesia Città di Ozieri ( il primo scrittore in campidanese a vincere questo riconoscimento). Terra, disisperada terra, la sua prima raccolta di poesie del 1975, contiene diciannove liriche in sardo. Nell’ottobre dello stesso anno Lobina vince il premio nazionale di poesia Lanciano.
Rivoltosi alla narrativa, nel 1984 vince il Premio Casteddu de sa fae di Posada con il romanzo Po cantu Biddanoa, pubblicato tre anni dopo. L’opera redatta nella variante campidanese della lingua sarda ed è da lui tradotta in italiano a fronte pagina. Po Cantu Biddanoa è un romanzo storico ambientato a Villanova Tulo nell’arco di tempo che va dal 1918 al 1942, quindi a cavallo tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Il romanzo ha ottenuto un grande successo di critica, è ritenuto uno dei punti più alti raggiunti dalla narrativa in lingua sarda. Interessante anche il lavoro compiuto sulla lingua. Nel romanzo esistono tre livelli di narrazione cui corrispondono tre registri linguistici differenti. La lingua del narrante è un sardo meridionale unificato, un campidanese comune. I personaggi parlano il sarcidanese di Villanovatulo. C’è poi una terza varietà di sardo meridionale, quello degli acculturati, che usano un campidanese un tantino più “civile”, mutuando spesso dall’italiano lessico e riferimenti.Lobina ha inoltre tradotto in sardo opere di poeti e prosatori ispano-americani.
Muore a Sassari il 29 dicembre del 1993, ucciso da una leucemia acuta. Il primo capitolo del suo secondo romanzo (rimasto incompiuto) Bonas tardas, Magestà, sarà da lui convertito in un racconto prima del decesso e poi pubblicato postumo per la traduzione di Anna Serra nel 2000 nella raccoltaRacconti.
In suo onore, il Comune di Villanova Tulo ha istituito nel 1993 un premio per opere poetiche in lingua sarda.
Antioco Casula (Montanaru)
Nato a Desulo nel 1878 e morto a Desulo il 3 marzo 1957. Figlio di un piccolo commerciante, studia sino ai 16 anni a Cagliari ed al collegio di Lanusei, poi lascia la scuola e, dopo una breve esperienza nella Guerra di Abissinia, si arruola come sottufficiale nei carabinieri due anni dopo.
Scoperto da Ranieri Ugo, e da questi incoraggiato, cominciò intanto a scrivere per la “Piccola Rivista”, un periodico letterario di Cagliari fondato e diretto dall’Ugo stesso, e nel1904 pubblica la sua prima raccolta: “Boghes de Barbagia”, che usci’ con illustrazioni di Andrea Valli. La pubblicazione della raccolta e i pur sporadici contatti con gli altri collaboratori della rivista, gli fecero conoscere altri artisti dell’epoca, anche di altre discipline, ed a Nuoro conobbe Sebastiano Satta, Giuseppe Dessì e Francesco Ciusa Romagna.
Nel 1905 si congedò dall’Arma dei Carabinieri. Tornò a Desulo, dove aveva ottenuto un impiego presso l’ufficio postale. Riprese privatamente gli studi, e qualche tempo dopo ottenne da privatista la licenza magistrale. Ebbe un incarico di insegnamento a Desulo, dove però continuava anche il servizio presso l’ufficio postale. Sposatosi nel1909, ebbe cinque figli. Il maggiore, Antonangelo, mori’ a 5 anni nel 1914, l’anno dopo mor’ anche la madre, che si spense per un tumore. Casula si risposò nel 1916 ed ebbe altri due figli. Per uno di questi, Antonello, compose “Ninna nanna de Anton’Istene”, una delle sue poesie più note.
Nel 1921 diede alle stampe “Canticos d’Ennargentu” (cantici di Gennargentu), che fu illustrato con opere appositamente realizzate da Filippo Figari. La raccolta ebbe un inatteso successo e richiamò interesse anche dal Continente; fu tradotta in inglese, francese, tedesco e italiano. Nell’isola fu la definitiva affermazione, «Con voci fraterne, quasi umili, con la lingua delle donne e dei padri antichi, il poeta parla al cuore e all’intelletto di tutti i Sardi» ne disse il Falchi. Nel 1925 Casula fu scelto per rappresentare la Sardegna al Congresso nazionale dei dialetti d’Italia di Milano. Ma nel 1928, appena lanciata la campagna fascista di repressione dell’uso di lingue non italiane, condotta in Sardegna con un certo rigore, Casula fu arrestato con l’accusa di favoreggiamento di alcuni latitanti. Fu riconosciuto in seguito innocente, scarcerato, ma tenuto sotto osservazione e minacciato di confino. Poco tempo dopo subi’ la morte di altri due figli, entrambi intorno ai 20 anni di età.
Nel 1933 pubblicò “Sos cantos de sa solitudine” (i canti della solitudine), che riscosse un certo successo. Nacque ben presto una pesante polemica con Gino Anchisi, giornalista politicizzato il quale dopo aver sostenuto che, bravo com’era, Casula doveva scrivere in italiano anzichè in sardo, al mancato assenso del poeta richiese il rispetto della legge che imponeva l’uso esclusivo della lingua italiana; Anchisi ottenne perciò la censura di Casula dai giornali isolani, lasciando peraltro apparire che il poeta non avesse risposto. Aveva invece risposto, sostenendo che il risveglio culturale della Sardegna poteva nascere solo dal recupero della madrelingua.
Dopo la guerra aderì al partito Sardo d’Azione, trovandovisi più incline verso le posizioni dell’ala indipendentista del partito. Conobbe Ada Negri e Giuseppe Ungaretti, con il quale legò per avere anch’egli perso un figlio giovanissimo.
Nel 1950 pubblicò la raccolta “Sa Lantia”, che però non ebbe successo. Nel1953 fu colpito da una paralisi e per un po’ continuò a comunicare in versi con altri poeti, per i quali era, quasi gergalmente, “s’abile”, che in sardo vuol anche dire “l’aquila”; ma nel 1955 ebbe un aggravamento e lo si dovette riportare a Desulo, dove avrebbe passato il resto dei suoi giorni su una poltrona. Solo e di comprensibile umore, disse di sé «Ora posso dire che vivo di memorie, di ricordi di amici morti o lontani, in gran solitudine. Triste sono ma orgoglioso della mia vita percorsa fra dure difficoltà». Mori’ due anni dopo, all’alba.
Dopo la morte, il genero Giovannino Porcu fece pubblicare le ultime due raccolte, “Canticos de amargura” e “Sas urtimas canzones”.
AMICI E COLLABORATORI
Una particolare menzione e un ringraziamento di cuore meritano i musicisti che fin dalla nascita del coro ci hanno sostenuto e aiutato regalandoci dei bellissimi brani che noi presentiamo con orgoglio durante le nostre esibizioni.
M° GIUSEPPE ERDAS
Il M° Giuseppe Erdas, diplomato in Musica Corale e Direzione di Coro al Conservatorio di Cagliari sotto la guida dei maestri A. Gigante, F. Oppo, e V. Montis, perfezionandosi poi con F. Corti, G. Acciai, e A. Von Ramm, è alla guida del Coro Polifonico G. P. da Palestrina di Cabras dalla sua fondazione, curandone la preparazione e dirigendolo in concerto. Con esso ha ottenuto numerosissimi premi e riconoscimenti per la qualità della preparazione e dell’esecuzione. Docente di Esercitazioni Corali presso il Conservatorio Statale di Cagliari
Ha collaborato in qualità di Direttore del Coro con l’Ente Lirico di Cagliari.
Il M° Erdas oltre ad aver musicato per noi diversi brani, ci è stato di prezioso aiuto in diversi momenti della vita del coro, dandoci dei preziosi suggerimenti per l’impostazione delle voci (e per la cura della vocalità) e onorandoci della sua presenza in occasione di numerosi concerti.
M° GIANNI GARAU
La sua grandissima passione per il canto popolare sardo, al quale si dedica da quasi vent’anni, lo ha portato a maturare svariate esperienze di ricerca, analisi di ascolto, direzione e composizione in diverse realtà culturali della Sardegna. Compositore di brani per coro si è dedicato principalmente alle voci pari sia con formazioni maschili che femminili cercando di estrapolare le proprie opere da matrici sonore popolari e tradizionali della Sardegna tanto che vanta a tutt’oggi la composizione di un centinaio di canti sia di genere sacro che profano. Collabora attivamente con molte formazioni corali dell’isola con la composizione di brani inediti e studi di canti tradizionali propri della località in cui la formazione corale opera. Ha pubblicato e diretto molte delle sue composizioni in 5 produzioni discografiche con diverse formazioni corali:Fizos de Barbagia Coro Polifonico Bachis Sulis Aritzo (Nu) Razza Barbaricina Coro Femminile Boghes d’Ennargentu Desulo (Nu)Tue chi m’attis s’aurora Coro PolifonicoTasis Isili (Ca) Tittia Coro Polifonico Peppinu Mereu Tonara (Nu) Battimos de coro Coro Polifonico Femminile Boghes d’Ennargentu Desulo (Nu)
Direzioni: Corale Polifonica Ovoddese – Ovodda; Corale Ars Nova S.Lucia – Cagliari; Coro Bachis Sulis -Aritzo; Coro S.Sebastiano – Teti; Corale Polifonica Ollolai – Ollolai; Cuncordu de Meana – Meana Sardo; Coro Femminile Boghes d’Ennargentu – Desulo; Coro Peppinu Mereu – Tonara; Coro Femminile Su Veranu – Fonni; Collaborazioni: Coro Padentes – Desulo; Coro Tasis – Isili; Coro Zente Sarda – Ovodda.
M° GRAZIANO ORRO
Il Maestro Don Graziano Orro, Organista della cattedrale di Oristano, docente di Organo e Canto gregoriano presso il Conservatorio di Cagliari nonchè compositore di brani per organo e di numerosi brani sacri e profani per coro a voci pari e a voci miste.
M° YVANO ARGIOLAS
Docente di chitarra classica,ha insegnato nelle scuole medie di Portoscuso e nelle scuole civiche di Laconi,Marrubiu, Oristano e Cabras
si è esibito come chitarra solista in diverse località della Sardegna
Direttore di coro,dirige attualmente il coro “Padentes” di Desulo e il coro “Boghes Solianas”di Isili che si sono esibiti in diverse manifestazioni
sia in Sardegna che fuori dall’ Isola.
i suoi titoli di studio comprendono:
- Diploma tradizionale di chitarra,conseguito nel luglio 2009 sotto la guida del docente interno del conservatorio di musica ” Giovanni Pier Luigi da Palestrina”
di Cagliari M°Luigi Mazzullo,col voto di 8/10.
- Diploma accademico di II livello ad indirizzo strumentale ( Biennio Superiore Discipline Musicali ) conseguito il 20 Dicembre 2011 con votazione di
110 su 110 presso il conservatorio “Giovanni Pier Luigi da Palestrina”di Cagliari.
- Diploma accademico di II livello ad indirizzo didattico (Biennio formazione docenti AO77 ) CONSEGUITO IL 31 Maggio 2014 con votazione
pari a 110 su 110 con LODE presso il conservatorio di musica “Giovanni Pier Luigi da Palestrina” di Cagliari.
- Ha partecipato a diversi seminari sulla direzione, concertazione e intonazione del coro.